Anche a febbraio al multiplex Giometti
di Tolentino si chiude la rassegna cinematografica mensile ‘La Decima Musa’ a
cura del prof. Alberto Cingolani, con la partecipazione di Unitre e Cine Club che
presenta venerdì 28 marzo alle ore 21.00, il film ‘Il mio giardino persiano’ delle registe persiane Maryam Moghaddam e Behtash Sanaeeha: vedova
da una trentina d’anni, la settantenne Mahin non ha mai voluto risposarsi e da
quando la figlia è partita per l’estero vive sola a Teheran nella sua grande
casa con giardino. Stanca della solitudine, dopo un pranzo con le amiche che
l'ha spinta a cercare la compagnia di un uomo, Mahin avvicina l’anziano
tassista Faramarz, ex soldato anche lui destinato a restare solo, e con
gentilezza lo invita da lei per passare una serata insieme. L’incontro
inaspettato si trasformerà per entrambi in qualcosa d’indimenticabile.
Nel
loro film precedente, Ballad of a White Cow, Sanaeeha e Moghaddam (che di quel
film era anche attrice protagonista), avevano del resto rappresentato il regime
di Teheran come corrotto, incerto, impreparato di fronte ai propri errori, e
raccontato l'esperienza quotidiana di una donna vittima di un potere
indifferente. In Il mio giardino persiano (titolo internazionale My Favourite
Cake, "la mia torta preferita", di cui si comprende il senso nel
finale) il versante politico è più sfumato, ma allo stesso modo la messinscena
sottolinea la chimera di una libertà irraggiungibile per il popolo iraniano.
La protagonista Mahin, non più giovane
ma ancora viva, è tenuta al suo posto di donna sola e reticente dalle regole
più o meno scritte della società islamica e piccolo borghese a cui appartiene.
Lo dimostrano l'hijab che è costretta a indossare (ricordando invece i tacchi
alti e le scollature del mondo pre-rivoluzione), le sbrigative conversazioni al
telefono con la figlia, i dialoghi con l'amica ipocondriaca, la condiscendenza
degli uomini al ristorante, la curiosità della vicina impicciona che ha sentito
una voce maschile nel suo appartamento.
Significativamente, la voglia di
riprendere a vivere, di cercare la compagnia di un uomo e combattere la
solitudine, per la donna passa attraverso la rivendicazione della sua esistenza
e della sua figura nel mondo esteriore: come quando, nell'unico momento
esplicitamente militante del film, si oppone all'arresto da parte della polizia
morale di una ragazza rea di non indossare correttamente il velo.
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