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Civico22: il privato (non sempre) è bello…

 


E’ ormai da tempo che in Provincia di Macerata si discute di acqua e rifiuti, o più precisamente della difficile situazione del servizio idrico e di quello dei rifiuti. Come si apprende dalla stampa locale, la politica locale riconosce (almeno a parole) il valore di questi servizi e la necessità che rimangano in mani pubbliche, trattandosi, evidentemente, di gestire un bene essenziale e strategico, come l’acqua, e di una risorsa potenzialmente rilevante, come i rifiuti (da cui, in un’ottica di economia circolare, si possono ottenere le cosiddette ‘materie prime seconde’).

E però, sempre dalla stampa, emergono situazioni che fanno immaginare una situazione opposta che apra ai privati per appianare i problemi economici delle società pubbliche che si occupano di acqua e rifiuti, ma anche con l’idea che questa operazione possa migliorare i servizi, rendendoli più efficiente. La tendenza alla privatizzazione, più o meno spinta, è un trend che ha interessato nel tempo la quasi totalità dei servizi e la cui efficacia è però da valutare.

Quello che sappiamo con certezza è che in diversi contesti europei i cittadini hanno contestato la privatizzazione di alcuni settori e con modalità differenti le comunità si sono riappropriate di questi servizi. In Francia è stato il caso dell’acqua e in Germani dell’energetico. L’esito di queste rivendicazioni è ovviamente in chiaroscuro, ma evidenzia la possibilità di gestire in modo efficace da parte del pubblico le risorse di cui dispone un territorio.

In Italia il referendum del 2011 sanciva la netta volontà popolare a un servizio idrico chiaramente pubblico e però, come spesso accade in questo Paese, ad oggi il servizio è per la stragrande maggioranza in mano a società per azioni (con la sola eccezione di Napoli) spesso pubblico-privata, che dividono la maggioranza degli utili tra gli azionisti. La presenza dei privati non sembra però aver garantito efficienza.

I dati a disposizione ci dicono che le perdite idriche della rete sembrano diminuire poco, dal 39% del 2016 al 36,2% del 2020 nei 109 capoluoghi di Provincia (fonte Istat) e le bollette sembrano salire (una ricerca della Cgia Mestre stima un aumento del 90% tra il 2007 e il 2017). E questo sembra la logica conseguenza della privatizzazione: se investo devo guadagnarci (non avere un bilancio in pareggio), quindi se non posso aumentare i clienti, aumento le tariffe o ‘taglio’ qualcosa nella gestione. Similmente per i rifiuti.

Il maggior guadagno economico con i rifiuti (con le regole attuali e l’assenza di un mercato della materia prima seconda efficacemente definito) è quella di ottenere energia, ovviamente ridisegnando il sistema della raccolta differenziata indirizzando maggiormente i rifiuti a soluzione come la termovalorizzazione o la biodigestione. Ciò, evidentemente riduce altri usi e scoraggia altri modelli.

Nel maceratese (e nella Marche in genere) si sta sentendo in questi giorni il peso di una probabilmente lunga inattività sul versante idrico, notizia di questi giorni è l'utilizzo delle autobotti per alimentare i serbatoi nel Comune di Camporotondo di Fiastrone e si registra un trend in calo delle portate disponibili da varie sorgenti, soprattutto nei comuni della fascia montana e pedemontana.

Programmare e investire sull’acqua, nel grave contesto del cambiamento climatico, deve essere compito pubblico, non solo perché un privato potrebbe non averne interesse se non può guadagnarci adeguatamente, ma anche perché quell’investimento su un bene così essenziale non può tradursi in un costo maggiore per i cittadini. E similmente l’immobilismo sul versante dei rifiuti può trovare una soluzione con i privati se questi possono indirizzare la risorsa verso opzioni economicamente vantaggiose, per loro s’intende. Privatizzare, aprire ai privati nelle Marche – circolano nomi di società importanti come Acea (per l’acqua) ed Iren (per i rifiuti) – non è quindi garanzia di per se di una soluzione ma è certamente la resa della politica al ‘non si può fare diversamente’. Una politica che, bisogna essere onesti, non ha mostrato molta lungimiranza o attenzione al bene pubblico.

Da un lato, sul versante rifiuti, il Cosmari è stato mal gestito, una per tutte, nominare un presidente, Pezzanesi, che non poteva essere eletto (e all’uomo della strada sorge il dubbio: ‘e non sapevano che non era possibile?’), così come non immaginare azioni innovative per il trattamento dei rifiuti e per una loro riduzione a monte con adeguati investimenti. Similmente per l’acqua la soluzione sembra non potersi trovare. Due opzioni in campo, quella ‘Parcaroli’ e quella ‘Ciarapica’.

La prima prevede la costituzione di una società in cui confluiscano tutte le municipalizzate per gestire il servizio idrico (società di secondo livello), ma la società di Osimo, l’Astea, vede un soggetto privato al suo interno, per cui sarebbe necessario procedere comunque all’affidamento con una gara (con il forte rischio che una società privata, economicamente più forte, possa aggiudicarsi il servizio).

La seconda possibilità, invece, prevede la creazione di un gestore unico di primo livello in cui poter coinvolgere tutti, ma pare servirebbero due anni per realizzare questa soluzione. In questa impasse è ovvio che i problemi aumentino, i bilanci si aggravino e la soluzione si prospetta come ‘non si può fare diversamente’ che aprire ai privati. Privati che per altro, come si legge anche da Cronache Maceratesi, vedono il loro ingresso sull’acqua come economicamente di scarso valore ma strategico per la leadership nel Centro Italia.

Sembra quindi si stia consumando uno scontro politico tra chi oggi governa questa regione e gli interessi economici di soggetti estranei al territorio in cui chi potrebbe realmente rimetterci sono le collettività, specie della aree più difficile della regione. Su questo andrebbe fatta una riflessione e definita una strategia alternativa credibile e chiaramente orientata al bene collettivo.

Ivano Scotti, sociologo dell'ambiente e del territorio, docente presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell'Università di Napoli Federico II- membro di Civico 22

 

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