Giovedì 30 maggio, come programmato si è riunito il Consiglio comunale della Città di Tolentino. In apertura di seduta le Comunicazioni del Sindaco e del Presidente del Consiglio comunale. Subito dopo sono state trattate le interrogazioni presentate dal Consigliere Luconi avente per argomento la Scuola 815 e il comando Polizia Locale e dal Consigliere D'Este inerenti l’Ordinanza speciale n. 76/2024 e la sede del comando di Polizia Locale.
Approvato all’unanimità lo schema di convenzione inerente i rapporti tra la Stazione Unica Appaltante Marche (SUAM) e il Comune di Tolentino avente ad oggetto la delega delle procedure ad evidenza pubblica. Parere favorevole con 12 voti favorevoli e 4 contrari (Minoranze) anche per la modificazione del Piano di valorizzazione del patrimonio 2024 -2026.
Al termine le consigliere comunali Silvia Tatò e Monia Prioretti hanno emesso una nota sul trattamento loro riservato: “Come consigliere comunali ma anche come persone e donne ci sentiamo profondamente umiliate da quanto accaduto in Consiglio Comunale. Il Presidente del Consiglio Alessandro Massi Gentiloni Silveri ha parlato di scorrettezza, di mancanza di cultura istituzionale, ci ha definite indegne, Dr Jekyll e Mr Hyde, irrispettose.
Ha ricordato situazioni ormai passate (rivelando questioni private e facendo lui esattamente ciò di cui si stava lamentando), accusandoci di scorrettezza solo perché abbiamo chiesto sulla stampa in un caso, o in conferenza capigruppo nell’altro, che in Consiglio Comunale fosse rispettato il regolamento. E’ forse una colpa?
Al consigliere Luconi ha detto ‘stai zitta’ e a farlo è stato proprio lui che ha promosso e ha partecipato con il fiocchetto rosso sul petto alla marcia ‘Mai più stai zitta’ dell’8 marzo scorso. Ha zittito anche noi perché, pur concedendoci di spiegare le motivazioni per cui chiedevamo il fatto personale, di fatto ci ha impedito di palare per difenderci dalle accuse che ci erano state mosse. Inutile la sua difesa quando dice che altri prima di lui sono stati ugualmente scorretti.
Allora dov’è il cambiamento? Lui è il Presidente del Consiglio ed è l’unico ruolo, tra le figure presenti in Consiglio Comunale, che deve essere super partes. Il rammarico è che né il Sindaco, pur interpellato, né i consiglieri comunali (a parte qualche sguardo e qualche raro sorriso di imbarazzo) hanno cercato di calmare il Presidente del Consiglio mostrando una sudditanza psicologica, nessun rispetto delle istituzioni e tantomeno nessuna solidarietà umana”.
Anche Silvia Luconi, consigliere di FdI, ha espresso la propria amarezza: “A freddo mi sento di dire di essere un po’ amareggiata. Quali le motivazioni per indurre i giovani ad impegnarsi in politica sé l’esempio che si mostra è quello di ieri sera?
Spiace il silenzio assordante della maggior parte del consiglio comunale che ha preferito abbassare lo sguardo e chinare il capo fissando il pavimento o facendo addirittura sorrisini, eccezion fatta per qualche collega che ringrazio pubblicamente unitamente ai tanti amici che mi hanno scritto privatamente tra ieri e oggi. Nemmeno il Sindaco, che ho chiamato in causa, ha espresso mezza parola se non quella di dire che non potevo intervenire in quel momento. Vero, certo, ma intervenivo perché stavamo subendo un attacco pesantissimo e senza precedenti dal Presidente che ci definiva indegni, inaffidabili e tanto altro.
Pensi a fare il Sindaco invece di provare a fare il Giudice e non glissi quando il suo Presidente si rivolge a dei consiglieri comunali definendoli ‘indegni’, ‘inaffidabili’, ‘dottor jekyll e mister hyde’. Personalmente ho avuto per un attimo la tentazione di alzarmi e andarmene, ma per il profondo rispetto che ho di quel luogo e dei cittadini che si aspettavano risposte alle interrogazioni, ho resistito prendendo il microfono, anche se non previsto, dicendo al Presidente di moderarsi e che mi sarei riservata di scrivere al Prefetto.
Allo ‘stai zitta!!’ ho chiesto che si scusasse e, dopo averlo in un primo momento negato ‘perché quello era il suo momento’ lo ha dovuto fare, probabilmente cosciente della gravità dell’affermazione verso un consigliere comunale e quindi un’istituzione, ma anche verso una donna che seguiva altrettanti gravi epiteti rivolti a tutti noi quattro.
Prendendo
atto delle sue scuse, confido che sia stato un momento di eccessivo nervosismo
e che tutto quell’astio non fosse rivolto a me (ma anche a nessun altro) con la
volontà di censurarmi; in fondo affronto la politica dai banchi della minoranza
con la stessa passione di quando ero maggioranza, facendo ciò che i cittadini
mi hanno chiesto. Non è il ruolo,ma l’amore che metti nelle cose che fai”.
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