A marzo al multiplex ‘Giometti’ di Tolentino, in collaborazione con Unitre, che si avvale del commento filmico del prof. Alberto Cingolani ed il contributo di Cellulopoli, si conclude per questo mese la rassegna cinematografica ‘La decima musa’ con il patrocinio del Ministero della Cultura, che giovedì 30 marzo alle ore 21.15 chiude con il film della regista norvegese Maria Sodahl, ‘Hope’: la cinquantenne Anja è una regista teatrale norvegese e danni vive con Tomas, un produttore dal quale ha avuto tre figli, che si sono uniti agli tre nati da un precedente matrimonio dell'uomo: insieme formano una famiglia allargata numerosa e serena.
La vigilia di Natale, tornata da una trasferta di lavoro,
Anja si fa visitare per un fastidioso problema all’occhio e scopre così di
avere un tumore al cervello. Nei giorni che porteranno all'inizio dell'anno
nuovo, tra cene con i figli, regali e visite di parenti, Anja attraverserà con
Tomas il calvario di consulti medici, esami e discussioni sul loro futuro che
la avvicineranno all'inevitabile confronto con l'idea della morte.
L’arco narrativo del film va dal 23 dicembre al 2 gennaio, dal ritorno a casa di Anja all'operazione al cervello che le dovrebbe asportare il tumore che l'ha colpita: dieci giorni in cui la vita della donna cambia e forse comincia il suo ultimo tratto, ma in cui gli obblighi familiari e sociali del periodo (affrontati con la fatica e al tempo stesso la tranquillità di chi in fondo ha trovato un pezzo di felicità) impediscono di abbandonarsi alla disperazione e affrontare gli eventi con lucidità.
Si potrebbe dire che i numerosi colpi di scena della sceneggiatura (scritta della stessa regista), invece di dare al film un andamento a singhiozzo, con continui e possibili rilanci della trama, crei una narrazione piana, orizzontale, in cui ogni scoperta o evento (la possibilità di operare nonostante la delicatezza dell’intervento, la rivelazione della malattia ai figli, l'improvvisa decisione di Tomas di sposare Anja, la richiesta della donna di confessarsi gli eventuali e reciproci tradimenti...) allarga semplicemente l’ampiezza di un racconto al tempo stesso semplice e stratificato.
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