Il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne è l’occasione per organizzare incontri e parlare di questo grande problema della nostra società. Secondo Antonella Melatini, Responsabile del Coordinamento Donne delle Acli di Macerata, la situazione è preoccupante, analizzando i dati dei primi mesi del 2022, i femminicidi sono aumentati: in 6 mesi ci sono stati 125 femminicidi in Italia dei quali 108 compiuti in ambito familiare e affettivo, 68 le donne uccise da uomini a cui erano o erano state legate da relazione.
Difficile rintracciarne le cause di questa drammatica condizione sociale, di certo c’è che il ruolo della donna negli anni è cambiato molto, per questo è richiesto agli uomini un cambiamento sociale e culturale che purtroppo non c’è stato o che sta avvenendo molto lentamente.
La violenza di genere è una discriminazione contro le donne che non comprende solo la violenza fisica, sessuale, psicologica, lo stalking o la violenza assistita intrafamiliare (bambini che assistono ad atti di violenza diretta e indiretta tra le mura domestiche), ma anche la violenza economica.
Ogni forma di controllo sull’autonomia economica: il controllo dei conti bancari, dello stipendio, del rendere conto delle spese, del chiedere denaro, dell’essere costrette a smettere di lavorare o di perdere il lavoro, sono tutte forme di violenza psico-economica esercitate da alcuni partner sulle loro compagne. Oltretutto è proprio il mondo del lavoro che è discriminante verso le donne e purtroppo i periodi di crisi e di criticità socio-economica fanno aumentare queste situazioni.
In Italia la realtà sociale è caratterizzata da una situazione di disparità tra i generi, che trova nella sfera economica e lavorativa una chiara manifestazione. Dai dati ufficiali della Commissione Europea sembrava che nel nostro paese non ci fosse un grosso divario, ma in realtà, da una recente indagine sulla disparità di genere e salariale si è visto che questi dati effettivamente non solo non corrispondevano con il mondo del lavoro, non erano neanche stati verificati ascoltando le donne.
Le elaborazioni condotte sui dati raccolti hanno messo in luce la fragilità della condizione femminile nel mondo del lavoro: il divario è netto e a svantaggio delle donne che si collocano numerose nelle fasce di reddito inferiori, dà questo si può osservare come la condizione retributiva peggiore sia sperimentata soprattutto dalle giovani donne. La differenza retributiva tra donne e uomini, dipende anche dalle diverse aree del paese, dal livello di istruzione, dal lavoro specializzato e anche dall’esperienza lavorativa.
In un articolo della fine del 2020, Marie-Héléne Rio, un ingegnere francese di lavoro presso l’Esa di Frascati, Agenzia spaziale europea, parla della sua condizione di donna in un mondo prevalentemente maschile. Il suo sogno da bambina era quello di iscriversi all’Università di Ingegneria, un ambiente maschile dove su 120 studenti c’erano solamente 10 donne.
Lei ha voluto percorrere una strada difficile ma esorta tutte le donne a seguire i propri sogni, a non fermarsi di fronte a queste difficoltà. Nel corso della sua carriera avendo lavorato sia con gruppi a prevalenza maschile che femminile, dove ovviamente ognuno ha un modo diverso di lavorare, pensare e relazionarsi, tiene ad affermare che non c’è un gruppo migliore dell’altro, ma che le differenze arricchiscono, rimanere soli nei propri codici, nella zona di confort ci rende più sterili, quindi occorre un bilancio in pareggio.
La storia dietro ha visto un mondo tradizionalmente a maggioranza maschilista e per innovare bisogna avere la mente aperta ed essere circondati da persone diverse, solo così si cambierà il mondo in modo positivo.
Antonella Melatini - Responsabile del Coordinamento
Donne delle Acli di Macerata
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