La risposta di Silvia Luconi ci sembra insufficiente e confusionaria, mette sul fuoco molti temi diversi tra loro e non chiarisce nessuno dei punti critici sollevati da Massimo D’Este e dalla coalizione.
Nessuno ha mai pensato che per settembre gli alunni sarebbero stati trasferiti altrove. Quello che cerchiamo di fare come CIVICO22 e coalizione, è dare una risposta a un bisogno immediato, cercando una soluzione cui l’attuale amministrazione, nemmeno quando era unita in un unico colore, ha mai pensato, credendo di spostare la polvere studentesca proiettandola all’ombra di un costosissimo capannone. Mettere in sicurezza l’ex liceo, per la parte che è possibile recuperare con poco impegno finanziario, è sicuramente più conveniente e meno dispendioso che far sedere gli studenti davanti al cantiere che “partirà nel 2023”, con le gru come maestre e le casseforme come banchi. Per il tempo che dureranno i lavori, anche fossero tre o quattro anni a essere ottimisti, gli studenti e il corpo docenti non devono sopportare le cattive scelte di un’amministrazione totalmente lontana dalle loro esigenze.
L’emergenza consente procedure d’appalto in deroga e la situazione dei licei è diventata insostenibile. Perché, dunque, non sfruttare gli strumenti normativi a disposizione per porre sollievo ad una situazione già esacerbata? Noi crediamo, pertanto, che abbandonare gli studenti ancora in luoghi inadatti, lontani e con difficoltà logistiche d’arrivo, non sia una scelta dettata da particolare lungimiranza. Il campus potrà anche vedere la luce, ma per allora, sarà completamente vuoto. Occorre mettere in campo soluzioni che possano arginare il disagio che sta provocando una lenta ma inarrestabile emorragia di iscrizioni presso i nostri istituti superiori. Il recupero parziale della struttura, poi, permetterà di avere almeno una parte riutilizzabile per un nuovo polo di formazione interculturale tra gli istituti della città, avviando il recupero di quella che altrimenti sarebbe un’ulteriore ferita in centro.
La nostra proposta non riguarda, dunque, soltanto l’immediato futuro e la situazione emergenziale, ma anche il riutilizzo di questa struttura. Appare dunque poco sensato ridurre il confronto a un mero paragone di importi di lavori, quando invece il dibattito è articolato su più fronti e tocca molti aspetti oltre quello economico, in primis quello della sostenibilità sociale. Allo stato attuale è necessario ragionare nell’ottica di non arrecare ulteriore danno alla coesione del tessuto urbano, già gravemente frammentato. Il perdurare della situazione emergenziale per ulteriori sei anni andrà ad accentuare la ‘ghettizzazione’ degli studenti, facendoli sentire sempre più estranei alla vita della città.
Non è da dimenticare anche un altro tema, quello della sostenibilità ambientale che tanto caro pare all’amministrazione: il consumo di ulteriore suolo in un’area ancora non totalmente satura di urbanizzazione per trasferire la scuola Don Bosco non è in linea con le attuali politiche di gestione intelligente della città nè tantomeno è guidata da una visione sostenibile dell’urbanistica. Non è chiaro, inoltre, come la Don Bosco non possa raggiungere i requisiti di sicurezza previsti dalla normativa, mentre invece sia possibile convertire la stessa a polo museale, dal momento che la classe di sicurezza richiesta per scuole e strutture museali è la medesima. Se il livello di sicurezza richiesto, dunque, è lo stesso per entrambi gli usi, da dove deriva la scelta di destinare questi spazi ad un utilizzo piuttosto che un altro?
La candidata di centrodestra non ha saputo rispondere a questo genere di considerazioni e non ha promosso nessuna strategia per i nostri istituti. Come CIVICO22 sosteniamo Massimo D’Este e tutta la coalizione per fornire un’alternativa ai nostri istituti, senza smembrare un istituto comprensivo in favore della delocalizzazione e senza lasciare al loro destino i nostri licei.
da David Coppari - Civico 22
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