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Roma. Dentisti, nuove linee guida europee: per cura gengive farmaci da soli non bastano

Esperti SIdP: farmacista alleato prezioso per monitoraggio terapeutico del paziente e nella scelta di presidi adeguati per una corretta igiene orale. Allo studio terapie aggiuntive mediante farmaci impiegati in altre patologie come statine, FANS, bifosfonati ma a oggi i risultati non sono sufficienti a raccomandarne l’utilizzo clinico.
Roma, mercoledì 23 settembre 2020 – Si rafforza il rapporto tra odontoiatra e farmacista alla luce delle nuove Linee Guida, recentemente pubblicate dalla Federazione Europea di Parodontologia, che confermano che non esistono farmaci che da soli possano curare la parodontotite. I trattamenti realmente efficaci sono infatti il controllo della placca batterica e nei casi più gravi la terapia chirurgica, mentre i farmaci utili sono soltanto antibatterici e antibiotici che devono essere prescritti dall’odontoiatra.

In attesa di nuova opportunità di trattamento, il supporto del farmacista diventa perciò fondamentale per la salute orale del paziente in quanto può aiutarlo nella gestione dei farmaci raccomandati dallo specialista e nella scelta di prodotti come spazzolini e dentifrici per un’adeguata igiene orale.

Lo sottolineano gli esperti della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP), in occasione della Giornata Mondiale dei Farmacisti del 25 settembre, evidenziando che la ricerca scientifica sta valutando possibili terapie aggiuntive utilizzando farmaci comunemente impiegati nella cura di altre patologie, come ad esempio le statine e la metformina, che rinforzino la risposta immunitaria dell’organismo per migliorare i risultati della terapia parodontale, con risultati finora poco incoraggianti o insufficienti.

“Purtroppo, come confermano le linee guida recentemente pubblicate dalla Federazione Europea di Parodontologia, non esistono farmaci efficaci per la cura della parodontite - osserva Luca Landi, presidente SIdP – Questa patologia infiammatoria, che riguarda 8 milioni di italiani, deriva da uno squilibro batterico nel cavo orale che la risposta immunitaria non riesce a contrastare.

La terapia non chirurgica di eliminazione del biofilm di placca batterica è perciò il primo passo per tenere sotto controllo la progressione della patologia, che nei casi più gravi invece richiede un trattamento chirurgico. Tuttavia, senza un adeguato controllo domiciliare della placca batterica da parte del paziente non si può arrivare alla guarigione dei tessuti né alla stabilizzazione del disturbo gengivale: ecco perché è indispensabile una stretta alleanza con il farmacista, che può aiutare il paziente nella scelta dei presidi di igiene orale come spazzolini e scovolini interdentali e di prodotti come dentifrici e collutori, che contengono principi attivi specifici per la prevenzione e la terapia di infiammazione gengivale, carie e ipersensibilità dentale.

Il farmacista, figura di riferimento fondamentale per i cittadini, può diventare così complice e motivatore del paziente nel supportarne la salute e gli stili di vita”. Il farmacista inoltre concorre con lo specialista nel monitoraggio dell’utilizzo razionale dei farmaci prescritti ed è anche colui che, conoscendone qualità, principio attivo, interazioni ed effetti sull’organismo, può ,consigliarne l’uso in funzione delle esigenze “Per il controllo farmacologico della placca batterica su può usare l’antibatterico clorexidina, che riduce l’infiammazione gengivale – riprende Landi - Somministrata in sciacqui orali per un periodo di tempo limitato, oppure applicata localmente nella tasca parodontale attraverso appositi chips, rappresenta un presidio farmacologico efficace, da utilizzare in associazione alla terapia di rimozione meccanica della placca.

Anche l’applicazione locale di alcuni antibiotici nelle tasche parodontali sembra dare buoni risultati, che vengono mantenuti nei 6-9 mesi successivi al trattamento; l’uso degli antibiotici sistemici invece è raccomandato solo in alcune categorie di pazienti e va scoraggiato su ampia scala per evitare lo sviluppo di antibiotico resistenze”.

La ricerca scientifica sta studiando possibili terapie aggiuntive utilizzando farmaci impiegati comunemente nella cura di altre patologie, che non agiscano solo contrastando la proliferazione dei batteri ma anche rinforzando la risposta immunitaria dell’organismo, con l’obiettivo di migliorare i risultati della terapia parodontale.

“Sono state valutate alcune statine, generalmente usate per il controllo del colesterolo, applicate localmente in forma di gel per la loro proprietà anti-infiammatoria, di sostegno ai tessuti e alla vascolarizzazione – riferisce Landi – Si stanno testando poi i probiotici, microorganismi in grado di ristabilire l’equilibrio dei batteri che popolano le tasche parodontali, e anche i farmaci anti-infiammatori non steroidei, la metformina impiegata nel controllo glicemico del diabete, i bifosfonati, prevalentemente usati per la terapia dell’osteoporosi. I risultati degli studi tuttavia non sono sufficienti a raccomandarne l’utilizzo”.

Redazione - laScansionenet

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