Continua la
collaborazione tra l’Amministrazione comunale di Tolentino e Popsophia con ‘Biumor
2020’, il festival dell’umorismo che torna in autunno a Tolentino. Sono infatti
già state messe a calendario le date del festival, che viaggia su una tre giorni
da giovedì 26 a sabato 28 novembre. La stupidità sarà il tema caldo di questa
edizione, che indagherà l’argomento utilizzando il suo mix di linguaggi
massmediali, incontri con filosofi, lectio pop e spettacoli filosofico
musicali.
Ed all’interno
del festival Biumor omaggia Jean Gourmelin nel centenario dalla nascita,
selezionando una sua opera come veste grafica dell’edizione 2020. “Un
vignettista di concetti, sogni ad occhi aperti e allegorie enigmatiche”. Così
Le Monde ricordava nell’ottobre 2011 Jean Gourmelin, morto in quei giorni a
novantuno anni. Nel centenario della sua nascita (avvenuta a Parigi il 23
novembre 1920) Biumor coglie l’occasione e omaggia questo importante
disegnatore di idee, selezionando una sua opera come veste grafica
dell’edizione 2020. Si tratta di una vignetta con la quale Gourmelin partecipò
alla IV Biennale dell’Umorismo nell’Arte, che si tenne nel 1967, e che
ricevette una segnalazione di merito per il suo forte impatto.
A calendario
da giovedì 26 a sabato 28 novembre, il festival dell’Umorismo rifletterà sulla
stupidità, indagando l’argomento a Tolentino con il giusto mix di linguaggi
massmediali, incontri con filosofi, lectio pop e spettacoli filosofico
musicali.
Una
riflessione che ben si sposa con il potere evocativo di Gourmelin, celebre per
il suo mondo dell’assurdo e del fantastico, di influenza surrealista. Nell’opera
di Gourmelin scelta da Biumor, le due figure che sorreggono la scala vanno
(paradossalmente) in direzione opposta, finendo inevitabilmente per scontrarsi
all’infinito. Un’immagine potente di un equilibrio fuori da ogni logica, che
ricorda tutta la spettacolarità degli sketch alla Buster Keaton. Una scala che
non porta da nessuna parte, una scala che non viene portata da nessuna parte.
La stupidità
si manifesta anche nei gesti che Gourmelin ha saputo brillantemente
interpretare: “La cosa più difficile è scoprire dove vuole condurci Gourmelin,
ed il pericolo è che ci possa portare lontano, molto lontano dalla nostra
realtà e dalla vita di tutti i giorni”, diceva di lui lo scrittore francese
Philippe Soupault, citato nel catalogo della mostra retrospettiva che il Centre
Georges-Pompidou gli ha dedicato nel 2008.
Gourmelin
inizia a disegnare già all’età di 5 anni. A 15, lascia Parigi con la famiglia,
direzione Vendôme, dove il pittore Charles Portel lo introduce alla tecnica
della carta da parati. Qui inizia a farsi un nome. A vent’anni torna a Parigi e
perfeziona le sue capacità di disegno alle arti decorative e all'Académie de la
Grande Chaumière. Nel 1945, di nuovo a Vendôme, entra a far parte della bottega
del famoso maestro vetraio Max Ingrand. Lavora con lui per ventitré anni. Ma
degli incontri importanti lo portano a confrontarsi con il fumetto e la stampa
e inizia un incessante e coraggioso lavoro, che lo vede collaborare con Le
Point, Le Figaro, Hara-Kiri, Pilote, Elle, Le Monde, Le Monde diplomatique.
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